Contributi per un radicalismo continentale
di F.B.
L’epoca attuale è caratterizzata da un andamento caotico. È cioè molto difficile marcare dei confini chiari, delimitare gli schieramenti o definire le rispettive posizioni. Nella sua assenza di limite il caos globale dispiega una strategia impiegata allo scopo di limitare le possibilità di azione dell’Europa e di qualsiasi attore contrasti la concezione universalista e uniformante egemone. Il limite subentra come forza frenante allorché emerga una qualsiasi possibilità di divergenza, che viene ben presto disarticolata, manipolata e assorbita. La confusione è tale che in rapide battute possono rovesciarsi le posizioni in campo senza che però cambi in alcun modo l’equazione generale. Comunque sia, tutto ciò che sta all’interno del discorso dominante può essere da esso controllato attraverso un generale e diffuso livellamento del grado di comprensione.
Comprendere significa raccogliere davanti a sé, appropriarsi di un concetto in tutta la sua portata. Oggi la comprensione viene ampiamente distorta se non condizionata da una serie di influenze convergenti, ciò comporta una generale incapacità di orientarsi fattualmente nello spazio e nel tempo. Alla luce di questo è indispensabile fissare dei fulcri semantici che possano servire da guida.
Ora più che mai risulta chiara l’incompatibilità tra Europa e Occidente. L’Europa dev’essere compresa in tutta la sua portata storica e ontologica non come una questione burocratica, ma come una grande potenzialità ancora da realizzare. La chiusura nel piccolo nazionalismo è quanto mai anacronistica, considerata la grandezza continentale delle potenze globali in campo. I popoli europei sono chiamati in causa ogni giorno con maggiore insistenza. Dalla crisi economica all’immigrazione incontrollata, dallo sviluppo tecnologico ai contrasti tra le grandi potenze emergenti, tutto influisce su quello che un tempo era il continente centrale del globo, evidenziando con grande insistenza l’incapacità di decidere e di svolgere un ruolo attivo.
Rivalutare il ruolo dell’Europa significa allora cogliere appieno la portata di una civiltà continentale che ha per storia e conoscenze tutte le caratteristiche indispensabili a svolgere il ruolo di equilibratore mondiale. Nessun condizionamento morale deve frenare la piena presa di coscienza della propria posizione nella storia mondiale. Si tratta insomma di decidersi per l’essere fondamentale della propria civiltà. Esso consiste di un patrimonio di tale vastità storica e culturale da richiedere uno sforzo profondo e difficoltoso ma oggi quanto mai indispensabile. Ogni forma di dissociazione storica va abbandonata dal momento che si dovrà avere la capacità di compiere quell’atto fondativo che consiste nel tracciare il perimetro. Questo ha portata non soltanto spaziale ma anche culturale e ontologica. Ciò significa in primo luogo: marcare la differenza radicale.
Perché ciò sia possibile bisogna quindi radicarsi nell’origine propria compresa nella sua portata vitale. Identità significa radicamento in un territorio, in una storia, in una cultura cioè: nell’essere proprio. È pertanto necessario approfondire il pensiero e il linguaggio in modo da risalire ai principi fondamentali che dalla Grecia, a Roma fino all’Impero germanico prolungano nel tempo l’essere proprio dei popoli europei. Detto in altri termini, bisogna rimette in asse il pensiero e l’operare quotidiano attraverso un moto centripeto di riaffermazione dell’origine. Questa appropriazione dell’origine significa in ultimo un nuovo inizio sempre possibile, operato dalla volontà storicamente collocata.
Consapevoli della dispersione individualistica e delle difficoltà dovute a un tempo di perdita e smarrimento, è necessario ripartire da nuclei o clan attorno a cui si coaguli una nuova appropriazione / affermazione storico-ontologica. Come è sempre stato, ogni grande vicenda umana ha inizio da una cerchia ristretta di iniziati, di portatori del fuoco della tradizione. Costoro avevano il compito di custodire la visione del mondo di un popolo; costoro saranno i nuovi guardiani di ascendenza platonica, saldi nelle proprie posizioni perché radicati nel centro, ma agili e strategicamente orientati nell’agire quotidiano. Se la comunità degli uomini è un ordinamento funzionale basato sui ruoli e le capacità specifiche, la sua vera forza è data dalla somma e dal combinarsi delle rispettive competenze. Non il solo accostarsi di diverse abilità, ma la loro interazione attiva e partecipe fornisce quel valore aggiunto che rende storicamente determinante un gruppo umano.
L’Europa come civiltà continentale si farà su un patriziato sovranazionale capace di comprensione, cioè di pensiero e volontà orientati concretamente, capaci di intervenire nel reale con pragmatismo e saldezza di principi. I figli di oggi, educati attraverso l’artefatto estetico che ri-vela l’essere autentico, formeranno quindi quelle cerchie di custodi e fondatori, saranno i nuovi padri di quel vertice di potenza equilibrante