Purificarsi delle scorie
Ogni giorno veniamo chiamati a una scelta fondamentale ma non sempre ce ne rendiamo conto. Dobbiamo infatti decidere se essere noi stessi o lasciarci trascinare dalla corrente.
Presi nei numerosi impegni della giornata, distratti e stressati da scadenze e appuntamenti, ci adeguiamo alla situazione e tiriamo avanti. Questa massa informe grava sul nostro corpo e sulla nostra mente come un macigno che ci logora e consuma. A meno che non si abbia la fortuna di svolgere un lavoro totalmente motivante e soddisfacente, ogni giorno presenta le stesse difficoltà da superare e un carico di stanchezza da gestire. Possono sembrare questioni triviali e di poco conto, ma non lo sono, visto il peso che hanno nella nostra esistenza quotidiana.
Mentre le ore scorrono e i giorni passano si deposita uno strato impercettibile di polvere sul nucleo vivo della nostra personalità, quel fondo carico di passioni e progetti che per compromesso con la realtà o per resa incondizionata viene messo a tacere per adeguarsi alla società dei consumi di massa. Al lavoro ripetitivo e deprimente si associa infatti una serie di passatempi massificati secondo un calcolo che risponde in primo luogo alle esigenze del mercato. Tutto diventa numero e statistica.
Ogni nuovo giorno è un confronto con un mondo dal quale ci sentiamo estranei ma col quale dobbiamo fare i conti. E allora ogni giorno dobbiamo cercare di mettere all’angolo e controllare il nostro lato peggiore, quello cioè che dovrebbe quindi essere solo lo strato più superficiale e immediatamente visibile. È possibile farsi scudo dalle influenze disgregative della massificazione livellante lavorativa e consumistica mantenendo vivo e vigile il proprio nucleo interiore. Per fare ciò bisogna in primo luogo imparare a trattare con indifferenza e impassibilità sempre crescenti le pressioni quotidiane e che rispondono a basse necessità di sopravvivenza. Fare quel che si deve, facendo però in modo che esso non influisca in alcun modo sulla nostra vita quotidiana. Detto altrimenti: non portarsi il lavoro a casa. Può sembrare una frase fatta, ma è il primo passo verso una liberazione dalle patologie della nostra epoca.
Rompere la routine percorrendo un tragitto alternativo nel ritorno a casa, praticare ogni giorno un po’ di attività fisica, concentrarsi nella lettura, dedicarsi alla cura del giardino oppure alla cura della casa, passare del tempo in modo costruttivo ed educativo coi propri figli, incontrarsi con amici con cui si condividono interessi profondi ecc. sono tutte strategie per vivere davvero il tempo e rompere la morsa della massificazione. I suoi tentacoli s’insinuano in ogni aspetto umano, e sta pertanto alla presenza di spirito di ciascuno il compito di non omologare il proprio tempo e le proprie attività allo stile basso e volgare di un’epoca di sfinimento psico-fisico.
Ancora, ritagliarsi momenti di libertà, piccole oasi nel deserto che possono sorgere anche nel pieno del peggiore ambiente lavorativo, anche nella più avvilente condizione impiegatizia. Messo alle strette lo spirito umano può trovare vie di fuga stupefacenti e ogni mezzo è lecito per aprire spiragli di luce nel grigio che talvolta avvilisce in modo soffocante.
Ogni giorno dobbiamo sforzarci di trovare il modo di mettere a tacere quella voce che ci spinge a razionalizzare, giustificare e ad angosciarci per un lavoro che facciamo per puro dovere. Non serve a niente razionalizzare, non c’è niente da spiegare. Finché non sia possibile cambiare la propria condizione lavorativa, bisogna prima di tutto operare per cambiare la propria vita in generale, nel molto tempo che resta al di fuori del lavoro. Perciò bisogna purificarsi ogni giorno delle scorie che si depositano sui nostri pensieri e sui nostri muscoli, liberarsi del nervosismo e delle tensioni facendo qualcosa di positivo e produttivo.
All’alba dobbiamo sempre tenere a mente qual era la consegna delfica: “Conosci te stesso”. Questo comando non ha nulla a che vedere con una indisciplinata e sconclusionata libertà di fare tutto quel che si vuole, ma raccomanda piuttosto un raccoglimento nel proprio essere autentico, una conquista del proprio nucleo vivo e un conseguente disciplinamento di tutte le nostre debolezze e bassezze. Quando la giornata inizia noi ci troviamo di fronte alla necessità di sacrificare i lati peggiori di noi stessi, quelli che ci vorrebbero deprimere e fiaccare in preda alla stanchezza e alla routine per consegnarci, sfiniti, nelle fauci del meccanismo consumistico globale. Perciò bisogna restare desti, stare nel m
ondo senza appartenervi per appropriarsi di ciò che può risultare buono e utile per i nostri scopi. Attraverso l’esercizio fisico e il raccoglimento nella lettura è possibile liberarsi delle scorie che indeboliscono la nostra volontà per dare sempre maggior forza e sicurezza alla nostra capacità di plasmare il mondo circostante secondo la nostra visione delle cose.
Quello che gli occhi vedono è sempre il simbolo di ciò che lo spirito percepisce. È quindi di fondamentale importanza operare una rottura degli schemi stilistici, simbolici ed estetici oggi dominanti così da imporre una nuova esperienza dello spazio circostante. Questo significa vivere una vita secondo il proprio essere profondo, nella libertà che sorge dall’affrancamento dai legacci della società contemporanea. Una libertà che richiede sempre impegno e sacrificio, capacità di affinare e purificare se stessi dalle scorie della vita di tutti i giorni, così che si possa alla fine sopportare la realtà quotidiana senza esserne contaminati.
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