Il maglio del nichilismo
Per qualche anno, il tempo di un paio di lunghi respiri, si è creduto che la storia fosse finita, congelata per sempre in una pace asettica. Poi sono tornati i sommovimenti della geopolitica, dell’economia, della scienza, delle masse di sradicati e la storia si è rimessa in moto. Occorrerebbe uno Spengler per leggere in profondità questo tempo. Cosa vuol dire che la storia ha ripreso il suo corso? Significa che niente è scontato, che non ci sono disegni definiti e deterministici del futuro, non c’è un punto di arrivo o una soluzione prestabilita. E per quanto la si cerchi, si allontana dalla presa, sfugge al tocco. Una prospettiva illusoria che ha nutrito e nutre i sogni degli utopisti ma che non ha mai convinto i realisti, cioè i politici puri.
E allora non stupisce che tutte le certezze vadano in pezzi a colpi di bombe, devastazioni e morti. Questioni territoriali irrisolte, ingiustizie lunghe un secolo, violenze religiose eccitate dal fanatismo monoteista: sono tutte motivazioni forti e degne di essere indagate ma non rispondono di quale sia la radice, il seme malato da cui sgorga la distruzione che irrompe in quest’epoca. Il fondo nero su cui poggia il mondo globalizzato è un abisso di nichilismo senza soluzione apparente. Il nichilismo è Re, conferma il suo dominio nelle pratiche belliche che evocano l’annientamento totale, il livellamento della vita, la riduzione dell’esistenza a gabbia e sorveglianza. Sono le degenerazioni che già aveva evocato Martin Heidegger quando parlava della “morsa” (Zenke) in cui era presa l’Europa dei suoi anni. Ebbene la stretta non ha perso vigore, si è estesa, raffinata nelle sue capacità, rafforzata nella sua avida sete di sangue. La polvere dei secoli anima la sete di distruzione, è un potere effimero che anima ciecamente la macchina di distruzione che si spinge fino ad atti di crudeltà insensati (“la crudeltà è propria degli esseri inferiori”, diceva Savitri Devi), è l’annientamento del mondo circostante, la creazione di un ambiente inospitale e inadatto alla vita. Il grigio orizzonte privo di senso già indicato dall’architetto Paul Virilio.
Il monoteismo come agente privilegiato del nichilismo scatenato? È possibile che si possa darne questa lettura. Con Nietzsche, il nichilismo è l’assenza di senso ed è in fondo un prodotto stesso di quella cultura religiosa impostasi nell’ultimo millennio. La volontà cioè di fissare una visione, una concezione, una sola dimensione di vita nel nome di una presunta verità assoluta produce inevitabilmente il conflitto per l’annientamento dell’altro da sé. La negazione dev’essere negata in profondità, sradicata. Non è tollerabile ciò che devia, l’eresia è un’anomalia da estirpare. Un solo mondo unito sotto una sola Legge. Ecco il Logos scatenato nel suo esito socio-politico. Il nemico non è più iustus hostis ma un essere da sterminare. Qua iniziano le guerre di sterminio, le asimmetrie che giustificano con moralismi di varia ambiguità ogni tipo di azione.
Come distinguere un esercito dai terroristi? Cosa rappresentano i “cani sciolti”? Bisogna osservare il messaggio mediatico e tracciare il corso degli eventi. Spesso sono due cose distinte e distanti. La spiegazione data da siti e giornali spesso non corrisponde al fatto in sé ma ne è una rilettura, una interpretazione: una verità parziale. Il nulla si autogiustifica e autoalimenta. La sua verità è il nulla, il niente è la sua giustizia, cioè un’assenza radicale di coerenza, continuità, comprensibilità. Disarticolato nel caos più diffuso e inquietante, il nulla trova oggi terreno fertile ovunque, perché non vi sono gli anticorpi culturali, politici e spirituali per rimettere in asse la realtà esteriore e interiore. Tutto è mobile, variabile, poggia su un terreno paludoso, viscido che tutto avvolge e soffoca in un liquido nero e viscoso. Il terrore tellurico a due vie descritto da Reza Negarestani.
I tentacoli del nichilismo si ritraggono e poi si estendono nuovamente, è un moto pneumatico, nascondimento ed esposizione. Tutto a uso e consumo di telecamera. Se non appari non esisti. L’arruolamento avviene attraverso messaggi sottili: un simbolo, una maglia, una parola. Ma la missione resta invariata, l’idea non muta col passare degli anni. La pace è solo una fase transitoria, la regola del nichilismo è produrre caos e il caos è un vortice che fagocita la vita, l’ordine, l’equilibrio. La storia non conosce stasi ma solo una forza maggiore può fissare un ordine attraverso il mutamento. Questo non mondo non può. I mostri fanatici che produce sono figli della propaganda mercantile, dell’idea che il migliore dei mondi possibili debba essere per tutti e per tutti allo stesso modo. Annientare fino all’uguaglianza totale: la distruzione della vita e delle identità.
Siamo davanti ai sintomi di un nichilismo potenziato ma pur sempre negativo, incapace cioè di produrre ordine dal caos. Non è creativo se non nella misura in cui produce profitto. Ma non può creare stabilità ed equilibrio (che prevede sempre una quota di instabilità e caos). È la sproporzione continua, riflessa in vite senza stella polare, in conflitti senza limite né regola, in religioni frammentate e profondamente ferite internamente. Una ricerca di senso disperata, una causa che si giustifica attraverso la negazione totale dell’altro, attraverso la sua distruzione senza limite. Una caccia al male oltre ogni confine, senza fine. Il nichilismo passivo di giustifica solo nella negazione.
Come se ne esce? Opponendo un nichilismo della volontà, un nichilismo affermativo, di isole fantasma, in grado di reggere le potenti correnti dell’epoca, in grado orientarsi nella notte fonda del mondo e nel frattempo capaci di affrontare il caos come una forza creativa, di straordinaria ricchezza, a cui strappare quegli elementi positivi, affermativi, su cui costruire un futuro differente. Polemos: cenere e fuoco.
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