La sacralità nel mondo Germanico precristiano E. Polomé – ÉTUDES INDOEUROPEENNES 1996
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Particolarmente importante è la sacralizzazione dello spazio: dato che le popolazioni germaniche veneravano le loro divinità all’aperto, il tempio, come lo spazio consacrato agli auguri nell’Italia antica, doveva essere delimitato e ritualmente separato dal resto della natura.
Similarmente, durante le assemblee popolari, i sacerdoti di Tyr tracciavano i contorni e circondando d’una separazione simbolica il terreno ove il thing doveva riunirsi, salvaguardandolo da tutte le interferenze esteriori. I sacerdoti che garantivano tale pace erano denominati ewarto “protettori della legge” in alto germanico.
Come suggerisce Eliade (1978) una delle funzioni essenziali del sacerdote officiante era di misurare il terreno e di stabilire dei punti precisi per lo spazio da consacrare al culto. Che si conservano anche nella toponimia di molte vestigia dei luoghi sacrificali e di venerazione,come Godesberg presso Bon, un tempo Wodensberg.
I luoghi della sepoltura, di preferenza collinari, entrano anche in considerazione, poiché i luoghi elevati sono frequentemente associati a degli importanti atti rituali: è lì che il tulr recita le sue declamazioni sacre; le seidkona si isolano sulle alture seidhjhjallr per formulare le loro incantazioni magiche e anche gli dei vi si installano sui loro rokst6lar.
Certe pietre assumono anche una importanza particolare: vi si presta giuramento, e l’Edda menziona il giuramento prestato at inom hvfta helga steini ovvero presso la “sacra pietra bianca”; dobbiamo ricordare l’importanza delle pietre nelle cerimonie nuziali?
La giovane sposa rompeva le relazioni con la sua comunità paterna e il suo clan familiare camminando sulla tomba ancestrale dei suoi e cercava un buon riparo presso la famiglia del marito calpestando la pietra tombale dei suoi antenati.
In effetti, molteplici oggetti della natura erano imbevuti di sacralità. E i decreti della Chiesa così come gli editti reali impedivano tutte le pratiche cultuali legati ad essi: la admonitio generalis di Carlo Magno mette in guardia contro gli alberi, le pietre o le fonti, circondate di pratiche “stupide” [ubi aliqui stulta luminaria vel alias observationesfaciunt].
Il culto degli alberi in particolare era piuttosto antico e le innumerevoli interdizioni dell’epoca cristiana ne indicano una lunga sopravvivenza.
E’ costume del villico germanico piantare presso la sua fattoria un albero protettore del suo clan, di norma un frassino o un tiglio, spesso attribuendo a questo albero delle proprietà magiche o curative.
Occorre forse ricordare l’albero cosmico Yggdrasill? O il tasso presso il tempio di Uppsala secondo la descrizione di Adamo da Brema ? L’albero è percepito simbolicamente come il seggio di una divinità come il robur Jovis, quercia sacra che San Bonifacio fece abbattere nelle vicinanze di Geismar. Dall’alta antichità ci derivano i boschetti sacri; citiamo semplicemente il bosco sacro dei Senoni, il castum nemus di Nerthus, la silva Herculi sacra presso il fiume Weser.
La nozione di tempo sacro è più delicata da inquadrare: esiste certamente intorno agli equinozi e ai solstizi dei periodi particolarmente propizi per certe attività rituali come quelle che sopravvivono sotto forma di fuochi di San Giovanni o, fortemente cristianizzate, le dodici notti dal Natale all’Epifania.
Risulta difficile stabilire se il ruolo della luna abbia un senso profondamente religioso nella fissazione della data di importanti azioni quali uno sposalizio o la costruzione di una dimora.
Non c’è propriamente la possibilità di parlare di un culto lunare presso i Germani.
L’astro è una misura del tempo e le sue fasi determinano automaticamente i giorni fasti e nefasti: le matres familiae presiedono alle pratiche divinatorie presso gli Svevi di Ariovisto, consderando la luna nuova come una condizione preliminare ad ogni combattimento vittorioso.
Le notti senza luna sono quelle in cui l’exercitus feralis effettua le sue battute di “caccia” aggirandosi per la campagna, e l’assemblea popolare non si riunisce che que certis diebus, cum aut inchoatur luna aut impletur (Tacito, Germania). Il suo nome germanico *tengaz significa in effetti “momento determinato”.
Almeno inizialmente le pressioni sociali imponevano un profondo rispetto della donna. Come sottolinea Tacito, inesse quin etiam sanctum aliquid et providum putant, e questa sacralità il loro dono della profezia abbondantemente attestato (gli stessi imperatori romani si circondavano di divinatrici germaniche; conosciamo inoltre il ruolo svolto dalla veggente Veleda nella rivolta dei Batavi.