Sotto i 12 sicomori: la discesa agli inferi di Twin Peaks
di Ans
Questo breve scritto è destinato a chi ha già avuto modo di visionare l’intera prima serie di Twin Peaks di David Lynch e Mark Frost nonché il suo prequel Fuoco cammina con me; rimanendone affascinato, magari animato dalla volontà di sondare ulteriormente in profondità gli enigmi fortemente metafisici della serie.
In questo senso, grazie all’editore Mimesis e al volume di Roberto Manzocco dal titolo Twin Peaks. David Lynch e la Filosofia. La Loggia Nera, la Garmonbozia e altri enigmi metafisici, il lettore italiano interessato a carpire tali elementi iniziatici sottesi, gode di una importante e ricca fonte di informazioni, pregna di significati anche piuttosto profondi, che esplorano i campi della filosofia, della letteratura e soprattutto della spiritualità.
Questo nostro approfondimento, accettando in gran parte le tesi del testo del Manzocco, vuole però spingere più in là la riflessione, soprattutto nel dominio terrifico degli aspetti più reconditi e oseremmo dire propriamente “misterici” della metafisica di Twin Peaks. Riteniamo infatti che gli aspetti esoterici della serie in questione siano ancora più profondi rispetto a quelli citati da Manzocco e che forse fanno di Lynch un inconsapevole recettore di significati inferi e ctoni propri alla cosiddetta Via della Mano sinistra.
I vari temi che vorremmo approfondire sono quelli del Doppio, della Loggia Nera e delle catabasi più sinistre che aleggiano lungo la vicenda intessuta dalla serie.
Come premessa generale possiamo individuare in Lynch un processo gnoseologico che tende alla verità per approssimazioni successive e che in questo modo riesce ad aumentare in modo palpabile il senso di attesa e l’aspettativa di scoprire la “verità” da parte dello spettatore. Seguendo però una sorta di eterogenesi dei fini il risultato delle indagini è spesso paradossale rispetto alle intenzioni. Il destino del “luminoso” agente Cooper è lì a dimostrarlo…
La loggia Nera
Tramite il racconto del nativo americano Hawk, parte integrante del corpo di Polizia di Twin Peaks nonché della loggia massonica di cui fanno parte vari personaggi della serie, veniamo a conoscenza dell’esistenza di due dimensioni spirituali, quello della “Loggia Bianca” e quello della “Loggia Nera”.
«Cooper, lei può essere coraggioso su questa terra, ma esistono realtà diverse. […] La mia gente è convinta che la Loggia Bianca sia un luogo dove vivono gli spiriti che governano gli uomini e la natura. […] C’è anche una leggenda su un posto chiamato la Loggia Nera, cioè l’io-ombra della Loggia Bianca. Questa leggenda dice che ogni spirito deve passare di lì se vuole raggiungere la perfezione. Solo lì potrai incontrare l’io-ombra che ti appartiene. Noi la chiamiamo anche “La dimora del limite estremo”. […] Ma fa attenzione, se entri nella Loggia Nera e il tuo cuore non è saldo, allora la tua anima sarà incenerita».
Un tema molto diffuso nell’opera di Lynch è dunque quello del doppio: Laura Palmer e Maddie; Loggia Bianca e Loggia Nera, nonché Dale Cooper e Windom Earle.
Tale tema del doppelganger trae le sue origini in una vicenda leggendaria e letteraria antichissima. In particolare la visione del proprio doppio in sogno è segno di sciagura, come mirabilmente descritto nel Macbeth di Roman Polanski. Non a caso Dale Cooper vede in sogno sé stesso 25 anni dopo, all’interno della sala d’aspetto della Loggia Nera. Così come la stessa “Loggia Nera” è il doppio esatto della “Loggia Bianca”.
Il toponimo peraltro che dà il titolo alla serie, quello delle due vette che si fronteggiano, richiama immediatamente la dicotomia “Loggia Bianca” e “Loggia Nera”, così come quella dei due volti di Giano Bifronte, divinità degli inizi posta come preliminare in ogni invocazione rituale latina.
Tale dicotomia peraltro ricorda fortemente quella delle Sefiroth e delle Qliphoth della mistica cabalistica ebraica. Le Sefiroth sono sfere divine che portano dal mondo materiale al mondo spirituale, lungo il cosiddetto albero della vita; esse sono espressione della divinità in senso luminoso. Ad esse corrisponde un albero inverso, infero, delle Qliphoth: gusci scartati dal processo di creazione che a loro volta conducono lungo un processo di progressivo inabissamento sino ad una paradossale illuminazione e deificazione oscura, frutto dell’allontanamento definitivo dalla concezione della divinità ordinaria e diurna.
Nella mitologia di Twin Peaks, il primo mondo – assimilabile alle luminose Sephiroth – quello della “Loggia Bianca”, seppure apertamente consolante e illuminato appare in una dimensione che potremmo ricondurre al “Deus Otiosus” di Eliade, lontano dalle vicende umane, ritiratosi come in una lontana dimensione e del quale ormai si sta persino dimenticando il nome. Non a caso sulla Loggia Bianca sappiamo pochissimo. È un mondo al quale in tutta la serie di Twin Peaks nessun personaggio è in grado di avvicinarsi a meno che, paradossalmente, essa sia solo uno specchietto per allodole ed in realtà sia, per eterogenesi dei fini, coincidente con la Loggia Nera.
Al contrario, con il procedimento gnoseologico di disvelamento successivo già trattato, che inserisce Lynch lungo quel percorso letterario e filosofico proprio a Jünger, Borges e per certi versi Lovecraft, siamo carpiti da un inabissamento fatto di piccoli passi verso l’altro lato – la cosiddetta Loggia Nera, che così fortemente richiama il regno delle Qliphoth – asintoticamente come nell’analisi matematica, senza mai raggiungere questa presunta verità, il luogo di tangenza tra una curva e il suo asintoto, se non “per x che tende a più infinito”.
Con questi piccoli passi successivi, l’indagine dell’agente Dale Cooper ci avvicina sempre di più alla dimensione infera e ai suoi abitanti, ma senza mai farci realmente entrare in condizioni di chiara comprensione razionale o di reale incontro con questo “anti mondo”. Al massimo siamo accolti nella sala d’attesa, il luogo di mezzo degli gnostici e del loro Vangelo di Maria, che ricorda una loggia massonica dal pavimento bianco e nero e dove le dimensioni dello spazio e del tempo vengono sospese o alterate.
Parlare di “loggia bianca” e di “loggia nera” come di autentici “mondi” non è d’altro canto una scelta semantica azzardata visto che così recita uno dei frammenti onirici più inquietanti della serie:
«…Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro. Fuoco, cammina con me».
La comunicazione con l’anti mondo oscuro è realizzabile attraverso l’attività onirica, in questo riportandoci alle dimensioni de Il sogno e il mondo infero di Hillman, così come accade all’agente Dale Cooper all’inizio della serie, dove il sogno della sala d’aspetto e degli altri personaggi di questa realtà aliena lo pone sulle tracce dell’assassino di Laura Palmer. Gli abitanti della “Loggia Nera” sono dei mutaforma, doppelganger dagli occhi vitrei; particolarmente ambigui risultano poi il nano ed il gigante. Essi sono apparentemente benevoli o innocui, anche se dalla tradizione norrena dovremmo sapere che nani e giganti appartengono alle forze telluriche, del caos scatenato. Pensiamo ai nani nibelunghi, ai draghi e ai thursi della brina.
Le entità che provengono dalla Loggia Nera, come l’apostata Mike e come il demone Bob, richiamano da vicino gli Arconti della tradizione Gnostica. Al tempo stesso e per certi versi ricordano anche le inquietanti Divinità Aliene di Lovecraft. In questo senso Lynch sovrappone alla tematica propriamente occulta quella delle ricerche paranormali degli enti governativi americani, i quali capterebbero dei segnali provenienti dai boschi di Twin Peaks, ed in particolare dallo spettrale Ghostwood.
Dando dunque per assodato che la “Loggia Nera” sarebbe propriamente un “antimondo” possiamo poi analizzare le descrizioni che la letteratura esoterica fornisce del cosiddetto Sitra Ahra, l’altro lato, il regno delle Qliphoth della tradizione cabalistica per saggiarne l’effettiva corrispondenza con la metafisica di Lynch. Eccone l’inquadramento che ne offre Thomas Karlsson, sulla scorta di Scholem, nel suo La Kabbala e la magia goetica:
«Quando le emanazioni del lato sinistro si liberano dall’unità armonica dell’Albero della Vita, cadono nell’abisso e costituiscono un antimondo contro la creazione di Dio. Il lato sinistro diventa un mondo indipendente, in opposizione all’Albero della Vita e al lato destro: dall’unità originaria nasce una contrapposizione tra le polarità del bene e del male. [..] Il mondo del Male è semplicemente chiamato “L’altro lato”, Sitra Ahra».
E ancora:
«Il Sitra Ahra tenta continuamente di irrompere nel Lato Sacro e nel mondo dell’uomo per condurre quante più persone possibile sul lato oscuro».
Non è forse quello che fanno gli abitanti della Loggia Nera nel loro tentativo di sedurre gli abitanti di Twin Peaks? Non è forse il tentativo del demone (o arconte) Bob, quello di possedere per sempre Laura Palmer?
Queste due “logge” sono poi spiegate e riprese da Windom Earle, un ex agente governativo, poi diventato una sorta di “mago nero”, che Manzocco collega da una parte ad Aleister Crowley dall’altra a Julius Evola.
Così infatti, lo sciamano Earle liquida la Loggia Bianca, il Deus otiosus di Twin Peaks:
«C’era una volta un luogo pieno di allegria e serenità. Si chiamava la Loggia Bianca. I cerbiatti saltellavano agili attorno ai sorridenti spiriti del bene. I suoni dell’innocenza e della gioia riempivano l’aria. E quando pioveva cadeva un dolce nettare che infondeva nei cuori lo struggente desiderio di continuare quella vita di verità e di bellezza. […] in parole povere un postaccio orribile da cui emanava il disgustoso odore della purezza, per non parlare dei pazzi di tutte le età, costretti a fare il bene senza ragione».
Evidente al contrario la similitudine con il Sitra Ahra della Loggia Nera:
«Esiste un altro luogo che è l’opposto del primo, qui si sprigiona una potenza inimmaginabile. Qui vivono le forze del male con i loro oscuri segreti. Non c’è posto per le preghiere in questo terribile regno. Gli spiriti non ascoltano le invocazioni, e tantomeno giocano con i cervi, preferiscono piuttosto strapparti la carne dalle ossa mentre ti danno il benvenuto. Ma se li sai dominare, gli spiriti che abitano in questo regno di urla laceranti e cuori spezzati possono donarti un potere enorme, il potere di piegare ogni uomo e ogni cosa su questa terra al tuo volere».
Ecco il fine dell’evocatore goetico che vuole dominare gli spiriti demonici mediante la magia nera e spingendo più in là verso il limite questa attitudine magica: arrivare ad assumere sempre più potere tramite questa ascesi oscura.
«Questi sacerdoti infernali, “dugpas” vengono chiamati, cercano di raggiungere la perfezione attraverso il male – afferma Windom Earle. La loro ricerca si svolge nelle tenebre ed è con le tenebre che nutrono lo spirito. Questa purezza di intenti permette loro di raggiungere un luogo segreto in cui, in nome dell’odio, si celebrano i riti dell’assoluta perdizione e dove il male può finalmente esprimere il suo terribile potere. Questo luogo segreto esiste veramente. Voglio dire che dovremmo cercarlo perché servendosi della sua potenza si può compiere qualunque impresa. I dugpas lo chiamano con diversi nomi ma quello più usato e il più antico è “la Loggia Nera”».
Windom Earle vuole dunque penetrare nella Loggia Nera, come uno sciamano, per acquisirne potere, auto deificazione. Un parallelo con una parte degli studi di Julius Evola che non pare così peregrino. Così si esprime infatti Evola in Dioniso e la via della mano sinistra:
«Così è attestata una tradizione riguardante la grande Opera, la creazione di un “secondo Albero di Vita”. Questa è l’espressione usata da Cesare della Riviera, nel suo libro Il mondo magico degli Heroi (2a ed. Milano, 1605), dove tale compito è associato alla “magia” e in genere alla tradizione ermetica e magica. Ma in questo contesto è interessante considerare ciò che è proprio alla cosiddetta “Via della Mano Sinistra”. Essa comporta il coraggio di strappar via i veli e le maschere con cui “Apollo” nasconde la realtà originaria, di trascendere le forme per mettersi in contatto con l’elementarità di un mondo in cui bene e male, divino e umano, razionale e irrazionale, giusto e ingiusto non hanno più alcun senso. Nel contempo, essa comporta il saper portare all’apice tutto ciò da cui il terrore originario è esasperato e che il nostro essere naturalistico e istintivo non vuole; saper rompere il limite e scavare sempre più profondamente, alimentando la sensazione di un abisso vertiginoso, e consistere, mantenersi nel trapasso, da cui altri sarebbero spezzati. Da qui la possibilità di stabilire una connessione anche col dionisismo storico, a tale riguardo entrando in questione non quello “mistico” e “orfico”, bensì quello tracio, che ebbe alcuni aspetti selvaggi, orgiastici e distruttivi. E se Dioniso si rivela nei momenti di crisi e di crollo della legge, anche la “colpa” può rientrare in questo campo esistenziale; in essa il velo apollineo si squarcia e, messo di faccia alla forza primordiale, l’uomo giuoca la partita della sua perdizione o del suo farsi superiore a vita e a morte. […] Novalis ebbe a scrivere: Quando l’uomo volle divenire Dio, egli peccò, quasi che questa ne fosse la condizione. Nei misteri mithriaci la capacità di uccidere o di assistere impassibili ad una uccisione (anche se simulata) costituiva una prova iniziatica. Allo stesso contesto potrebbero essere riportati certi aspetti dei riti sacrificali, quando la vittima veniva identificata con la stessa divinità, eppure il sacrificatore doveva abbatterla affinché, superiore alla maledizione e alla catastrofe, in lui – ma anche nella comunità che in lui magicamente convergeva – si liberasse e passasse l’assoluto: la trascendenza nella tragicità del sacrificio e della colpa. Ma l’atto può anche portarsi su sé stessi, in alcune varietà della “morte iniziatica”. Far violenza alla vita in sé, nell’evocazione di qualcosa di elementare. Così la via che in alcune forme dello yoga tantrico si apre a kundalini viene chiamata quella in cui “divampa il fuoco della morte”. L’atto tragico del sacrificatore qui si interiorizza e diviene la pratica con la quale la stessa vita organica nella sua radice viene privata d’ogni appoggio, viene sospesa e trascinata di là da sé lungo la “Via Regia” della cosiddetta sushumnâ, “divoratrice del tempo”».
Dunque è possibile per Julius Evola e per il suo epigono inconsapevole – e chiaramente decaduto – Windom Earle, calcare i sentieri del lato sinistro alla ricerca di una forza primigenia di iniziazione e auto deificazione. Effettivamente è una prospettiva assolutamente parallela a quella dei viaggi sciamanici di discesa agli inferi e successiva resurrezione.
Nel Sitra Ahra sono effettivamente frammiste alle scorie della creazione anche le scintille divine disperse: il loro ritrovamento permette all’iniziando di raggiungere l’illuminazione. Ecco l’enorme potere di cui parla Earle.
Così come il Sitra Ahra è legato all’influenza di demoni dal profondo significato erotico come Lilith, così la Loggia Nera è il luogo della sessualità torbida e violenta che caratterizza la zona d’ombra della vita di Laura Palmer. Tra le varie vicende spicca quella della sua attività come prostituta presso un bordello canadese, il “One Eyed Jack”. Il simbolismo di un essere monocolo richiama immediatamente quello della divinità sovrana in senso magico del pantheon scandinavo: Odhin/Wuotan. Egli è inoltre un dio legato alla sensualità magica del Seidr, argomento per il quale è notoriamente insultato da Loki nella Lokasenna!
Facendo le debite proporzioni, la lascivia di Laura Palmer potrebbe essere collegata al principio femmineo scatenato, seppure decaduto nell’accezione che ne fornisce la serie. Le forze sensuali scatenate delle “yogini”, di “bhairavi”, Kalì e Durga della letteratura e della pratica tantrica possono essere dei potenziali collegamenti, senza con questo però voler a tutti i costi rintracciare in Laura Palmer dei significati veramente iniziatici; basti come simbolo e come accostamento potenziale.
Il sentiero per la Loggia Nera
«L’entrata volontaria nei mondi qlifotici – scrive Thomas Karlsson – è un avvenimento raro nella tradizione quabalistica. Le Qliphoth sono viste come mondi abominevoli e terribili che l’adepto della luce deve evitare ad ogni costo. In certe forme di Qabalah eretica, però, si legge che la vera iniziazione ed illuminazione si possono raggiungere solo attraverso l’entrata nelle regioni qlifotiche. Nello sciamanesimo e negli antichi culti misterici, la discesa nel mondo infero era un elemento centrale e l’entrata nel Sitra Ahra e nelle regioni qlifotiche segue questa tradizione, sebbene nella sua forma più estrema e radicale».
Windom Earle riesce a varcare la soglia della Loggia Nera tramite la paura che egli ingenera in Annie, ritrovando all’interno del Ghostwood dodici sicomori che formano una sorta di cerchio davanti ad una pozza di olio nero e bruciato. Questa località è detta Glastonbury Grove, come l’omonimo presunto luogo di sepoltura di Re Artù (e della mitica Avalon) nel Regno Unito.
Con questa vicenda e con questa localizzazione Lynch dà in pasto al telespettatore tre simboli della tradizione esoterica in un colpo solo: l’albero della vita rappresentato dal Sicomoro all’interno di un bosco sacro chiamato Ghostwood; l’isola di Avalon e tomba di Re Artù presso Glastonbury e infine il liquido nero della malinconia e dell’Opera al Nero, la Nigredo alchemica, a sua volta regno di Lilith e dei nati sotto Saturno. Non a caso l’apertura della loggia nera è permessa solo quando Giove e Saturno sono in congiunzione.
Come abbiamo visto l’albero della vita è quello delle sfere luminose della cabala, le sefiroth, così come l’albero delle qlifoth ne rappresenta la versione infera. Il sicomoro è dunque un simbolo assiale, ripetuto dodici volte, così come dodici sono gli Dèi Asi, i segni zodiacali e i mesi. Presso i norreni l’albero della vita è un asse che collega i mondi inferi ai mondi celesti. È detto Yggdrasil, il destriero del “terribile” Odino. Ad esso la divinità sovrana si appende in un rituale di morte e rigenerazione che lo porta, urlante, alla scoperta delle Rune.
Non è forse questa rigenerazione deificante che lo sciamano nero Windom Earle vuole raggiungere? Non è forse l’urlo terribile a contraddistinguere Bob e Laura Palmer all’interno della Loggia?
Il Ghostwood è la selva oscura dantesca, dove il sommo Poeta anch’esso inizia la sua notissima discesa agli inferi. Il Ghostwood è il sito conteso dalla modernità fagocitante che ruota attorno a Twin Peaks: dovrebbe diventare sede di una gigantesca speculazione edilizia, ma proprio lo scatenarsi della follia attorno alla morte di Laura Palmer allontana provvisoriamente i potenziali acquirenti. Il Ghostwood è il lato oscuro e inquietante della natura selvaggia, non luogo di consolazione e di romanticismo borghese, ma sito che saggia la tenuta dell’individuo in cerca di iniziazione.
L’olio bruciato, segna l’apertura della “Loggia Nera” e contraddistingue, con il suo odore, tutti coloro che hanno commerci occulti con questa dimensione. È bruciato poiché il fuoco è uno degli elementi cardini della Loggia Nera. Non a caso ricorre spesso nella serie il tema del “giocare con il fuoco”.
Come rileva l’agente Hawk se il cuore di chi penetra nella Loggia Nera non è saldo, la sua anima verrà appunto “incenerita”. L’olio nero, è poi alchemicamente la bile nera della malinconia di chi è nato sotto Saturno.
Malancolia I è il titolo di una delle più famose incisioni di Albrecht Dürer. Sullo sfondo dell’incisione brilla il sole nero della malinconia appunto: nella cabala il sole nero è Daath, la sefira caduta, l’astro celato dal sole visibile che splende nell’universo notturno delle qlifoth, durante l’eclissi del sole “divino”. Saturno è il dio sovrano della divinità dell’Oro e divenuto poi un deus otiosus e absconditus.
L’olio nero e bruciato della nigredo richiama anche un altro misterioso liquido, quella sostanza misteriosa detta Garmonbozia in Fuoco cammina con me: una sostanza fatta di paura della quale si nutrono gli arconti della Loggia Nera.
Anche in questi dettagli nigredei ricorrono comunque tutte le caratteristiche dell’iniziazione al lato sinistro: «Quando l’adepto entra nei tunnel qlifotici – scrive Karlsson – inizia un processo che corrisponde all’alchimia. […] Le fasi più importanti di questo processo sono: 1. Nigredo. La fase nera. 2. Albedo. La fase Bianca. 3. Rubedo. La fase rossa».
Il nero e il bianco del pavimento, il rosso delle tende. Non vi ricorda qualcosa?
È altresì interessante proporre un parallelo tra l’ordine morale (apparente) delle famiglie borghesi di Twin Peaks e l’emergere oscuro della devianza in Laura Palmer. L’eccessiva rigidità morale, sempre nella cabbala, genera l’antimondo oscuro delle qliphoth. Così si esprime in tal senso Scholem nel suo La Cabbala:
«Il puro giudizio, non temperato da influssi mitiganti, produceva da sé stesso la sitra ahra (l’altra parte), come un recipiente che viene riempito fino a traboccare riversa al suolo il liquido superfluo». Il parallelo con un eccesso di quantità di un liquido ci pare particolarmente pregnante parlando di bile nera e Garmonbozia!
Proseguendo, notiamo come Glastombury Grove sia un rilievo collinare nel Regno Unito più volte ricollegato alla sede della mitica Avalon e si vorrebbe proprio presso Glastonbury Grove la sepoltura leggendaria di Re Artù e di Ginevra. Sconvolgente il parallelo che si istituirebbe ricordando che la creazione del Sitra Ahra è anche detta la “morte dei Re primevi” nella cabbala. Artù è infatti una versione medioevale del Re del Mondo, proprio un re primevo dell’età dell’oro nascostosi nelle regioni occulte e sotterranee di Agarthi, come vorrebbe Guenon nel suo Il Re del mondo.
La località britannica in questione sovrastata da una torre, nelle giornate di nebbia, svetta come un’isola tra le nebbie, lasciando almeno nel campo della suggestione una possibile identificazione con Avalon. Secondo alcuni il sito era sede di un cerchio di pietre ed in cerchio si trovano i dodici sicomori del Ghostwood.
Conclusione
Il tentativo di Windom Earle è destinato al fallimento, così come quello dell’agente Dale Cooper, ghermito dalla forza dell’arconte Bob. Lynch ci fa soltanto intravedere la sala d’aspetto tra i due mondi lasciando incompiuto il tentativo di accesso ad una delle due logge. Il destino dell’uomo per l’autore americano è strettamente pessimistico: lasciate ogni speranza o voi che entrate…
Ci si chiederà poi se queste suggestioni provengono da una conoscenza diretta della tradizione e letteratura esoterica da parte di Lynch: ci sentiamo abbastanza scettici in tal senso. Riteniamo piuttosto che il genio visionario ed artistico del regista sia un ricettacolo inconsapevole di un più vasto “inconscio collettivo” dal quale alcuni soggetti d’eccezione riescono ad attingere linfa per i propri capolavori.
Resta poi sospeso il giudizio sulla presenza della cosiddetta “Loggia Bianca”. Essa resta inoperante e oziosa come il Nodens di Lovecraft e addirittura c’è da temere che nel processo di caduta e decadenza metafisica essa sia stata spodestata dalla Loggia Nera e tenda addirittura a coincidere con essa, precludendo all’uomo qualsiasi via salvifica tramite la devozione e la preghiera. Resta soltanto aperta la via sciamanica e pericolosissima della discesa all’Ade. Come vuole Julius Evola nello Yoga della Potenza e in Cavalcare la Tigre nell’epoca del Kali Yuga solo la via della mano sinistra potrebbe ancora portare l’uomo, seppur pericolosamente, alla realizzazione spirituale.